Qualcuno di voi ricorda i vecchi cataloghi della Stassen? La gloriosa vecchia ditta olandese che inviava a domicilio i propri volumi straripanti di piante, fiori e bulbi pronti ad essere spediti nelle nostre fredde lande nei periodi più strani dell'anno? Ecco, la buddleja che ora come ora abbellisce il mio giardino proviene proprio da uno di quei cataloghi. Avevo visto la foto di questo famiferato "albero delle farfalle" con tanto di foto esplicativa delle infiorescenze ricoperte di farfalle morte e spillate (sigh!), e avevo convinto mia mamma a comperarmelo. Facevo le elementari, e ricordo che in quella fredda giornata d'inverno in cui arrivò il pacco quasi mi aspettavo di veder saltar fuori da qualche parte una farfalla ansiosa di mettersi a lambirne i fiori, tanto avevo fantasticato su di essa. Naturalmente, oltre che a non esserci farfalle in gennaio disposte a convalidare i miei sogni, dovetti ridimensionarmi parecchio anche sulla pianta. Non era un albero, ma un arbusto. anche un pò spelacchiato, a prima vista. Venne piantato, quasi con ignominia e un pò di sospetto, nella parte anteriore del giardino, e lì dimenticato fin alla primavera successiva. A Luglio, con sommo piacere, apparvero i primi fiori. Che meraviglia! Lunghe pannocchie conoidali di fiori di un delicato lilla, dal profumo intensissimo, iniziarono ad abbellire la pianta richiamando, nel contempo, torme di insetti. Eh sì, questo arbusto infatti mantiene davvero fede al suo nome comune! Proveniente dalla Cina, ma oramai naturalizzata in varie parti d'Europa e d'Italia, la Buddleja davidii appartiene alla famiglia delle Scrophulariaceae. Si tratta di una pianta con portamento cespuglioso, che a volte emette forti stoloni... ma ammetto che in tanti anni di coltivazione la mia non l'ha mai fatto! In compenso, oltre alla riproduzione tramite semi questa pianta può essere moltiplicata e propagata pure tramite talee erbacee, da prelevarsi nella bella stagione. E' una pianta che ama il sole e che richiede spazio. Può infatti crescere fino a 4 metri e più, e tende ad allargarsi parecchio. Anche per questo richiede una potatura invernale energica, tale da accorciarne i rami a meno di un terzo di lunghezza; in questo modo si favorirà l'emissione di nuovi e vigorosi getti. Miriam Louisa Rothschild, coautrice del libro "Il giardino delle farfalle", consigliava invece di piantarla accanto ad una parete della casa non esposta a sud, cosi che nella sua ricerca di luce la pianta si portasse a crescere verso l'alto e finisse col fiorire copiosamente proprio vicino alle finestre dell'abitazione. Estremamente romantico, ma credo assai poco attuabile, nella maggior parte dei casi. A chi, come me, deve spesso piegarsi alle dure leggi dello spazio tiranno, ricordo che della B. davidii sono state ottenute numerose cultivar, alcune anche di piccole dimensioni, come la famosa nanho blu. Inoltre la selezione ha portato ad ottenere, oltre a varianti di diverse dimensioni, anche differenti colori, che vanno dal rosa pallido al lilla bluastro, dal viola intenso al blu-nero, fino ad arrivare al bianco candido; agli insetti, pare però che piaccia un pò di più la "classica" Buddleja rosa. Glià, gli insetti: quali sono i principali "fruitori" diu questo bell'arbusto? Innanzitutto le farfalle da cui trae il nome: cavolaie, podaliri, vanesse e macaoni, tutte sembrano estasiarsi sui suoi fiori. E poi ancora ditteri, imenotteri e qualche coleottero floricolo, come i cetonini dai bei riflessi metallici. Insomma, un autentico ristorante di gran lusso per tutta una marea di piccoli animali, che torneranno più e più volte a visitare il vostro giardino. Un piccolo trucco per prolungare la fioritura estiva? Non appena una pannocchia di fiori si secca, tagliatela alla base: dalle geme ad essa precedenti ne nasceranno altre due. In questa maniera semplicissima potrete godere dei colori e dell'intenso profumo di questa magnifica pianta fino ad ottobre inoltrato.
Altra novità! Lunedì scorso è nato il mio primo Tacchino Bronzato dei Monti Lessini! Certo, non si tratta di una schiusa numericamente eccezionale... solo un nato su undici uova! Il mio timore principale è che questi tacchini di piccola mole fatichino a covare un numero elevato di uova; forse, essersi presa cura anche di 4 uova di Polverara oltre alle proprie è stato troppo.... o forse è stato dovuto alla mancanza di esperienza della tacchina, alla sua seconda covata.
Comunque sia, ora non rimane che cercare di allevare questo pulcino nel modo migliore. E' già stato affidato all'ovaiola che si sta prendendo cura dei due Polverara nati la settimana scorsa, e sembra che sia stato accettato molto bene dalla nuova famigliola adottiva. La sua mamma naturale invece continua a covare; temo che non schiuderà più nulla, oramai, ma non si può mai sapere...
AGGIORNAMENTO
Dopo appena una settimana, il piccolo è morto. Purtroppo, quest'anno, niente tacchini...
Una piccola Araniella cucurbitina ha trovato asilo trai petali di una Rosa canina. Foto di Andrea Mangoni
La rosa selvatica (Rosa canina) è uno di quei cespugli che non passano inosservati, o perlomeno non in due momenti dell'anno. Tra la primavera e l'estate, i tralci verdi si coprono di bei fiori semplici, dai 5 petali, di colore variabile dal bianco al rosa intenso; d'inverno ed in autunno i cinorrodi rossi sembrano piccole gemme brillanti. Miriam Louisa Rothschild la definì come "il più bell'arbusto del mondo", meravigliosamente disordinata come solo una donna convinta della propria inconfutabile bellezza potrebbe essere.
In giardino offre protezione a innumerevoli animali; fatela crescere accanto al biancospino, in una siepe mista, e l'intrico dei rami spinosi servirà da rifugio ad uccelli e piccoli mammiferi, che in inverno faranno man bassa dei cinorrodi; in estate saranno invece coleotteri cetonini ed api solitarie a farne uso. La moltiplicazione, per talea in autunno o primavera, e per trapianto dei polloni basali, non è complicata. E' una pianta meravigliosa, ma come una Cenerentola del giardino, le si preferiscono quasi sempre le sue più delicate discendenti. E' un peccato: poche piante in fiore, infatti, offono la stessa incredibile immagine di leggerezza e poesia.